Richiesta ufficiale di una due diligence su Alitalia, cioè di una valutazione approfondita dei conti, finalizzata a conquistare la cloche della compagnia. La decisione, per certi aspetti clamorosa, sarebbe stata comunicata sia all’ad Gabriele Del Torchio che ai principali azionisti. Ma è evidente che si vuole innanzitutto sondare la disponibilità dei soci minori e di chi, pur approvandolo, ha mal digerito l’aumento di capitale. Tuttavia Parigi punterebbe soprattutto a guadagnare tempo. Per gli analisti l’obiettivo sarebbe fissare un valore definito, basso in questo momento, per acquistare tutto a un prezzo molto conveniente. Mediando – è lo scopo – tra il prezzo d’ingresso pagato nel 2008 e quello post aumento di capitale, approfittando della evidente svalutazione. Difficile ipotizzare il «risparmio» che potrebbe essere generato e quale possibilità di successo abbia l’operazione. Di certo Lazard, advisor di Air France, sta elaborando i dati per stimare i possibili vantaggi.
Oggi il tema due diligence verrà affrontato dal cda di Alitalia che deciderà probabilmente l’avvio di una data room aperta non solo ai francesi, ma anche alle Poste e ad altri vettori interessati, da Etihad ai cinesi. In attesa della due diligence, procede la definizione del piano stand alone voluto da Del Torchio in collaborazione con Boston Consulting. Lavoro che si completerà prima del 16 novembre, data in cui dovrà partire la ricapitalizzazione. Si tratta di un documento che ribalta la logica seguita finora. Per consentire alla compagnia di reggersi finalmente sulle proprie gambe, con un piano sostenibile in grado di avvicinare il break-even in poco tempo e poter trattare così alla pari con i possibili partner. Gli interventi, sintetizzati in varie slides che “Il Messaggero” ha potuto visionare, sono ad ampio raggio: dai tagli di personale (gli esuberi sarebbero oltre mille con il blocco di almeno 2000 contratti a termine), ai sacrifici che saranno chiesti ai manager, in una sorta di spending review globale. Verranno poi rivisti i contratti, dalle forniture al leasing, alle manutenzioni. Come suggerito da Boston Consulting, saranno quindi ridisegnate le rotte e la configurazione degli aerei, eliminando le aree dove ci sono perdite secche. Nuove frequenze poi per i voli che viaggiano non a pieno carico e spostamento degli equilibri sulle tratte a maggior valore aggiunto. Un piano da lacrime e sangue – dice un azionista influente – che però ha la possibilità di funzionare davvero, «per consentirci di trattare alla pari con Air France».