È morto a Roma Erich Priebke. L’ex capitano delle SS aveva compiuto 100 anni lo scorso 29 luglio e da tempo viveva nella capitale italiana, tra mille polemiche.
Priebke aderì al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi nel 1993. Fu Heinrich Himmler a farlo entrare nelle SS, dove raggiunse il grado di capitano (SS-Hauptsturmführer). Dopo l’armistizio e fino al maggio 1944 operò a Roma, sotto il comdando di Herbert Kappler, che il 23 maggio 1944 ordinò le esecuzioni di 335 ostaggi, da fucilare per rappresaglia alle Fosse Ardeatine. Il 14 giugno Priebke 1944 divenne ufficiale di collegamento con lo stato maggiore della GNR, con sede a Brescia e diede un forte impulso alle perquisizioni ed alle azioni di rastrellamento, allo scopo di individuare le cellule cittadine di supporto ai partigiani che presidiavano le montagne bresciane. In seguito alla sconfitta della Germania, l’SS fuggì da un campo di prigionia presso Rimini e, munito di documenti falsi, si rifugiò in Argentina, a San Carlos de Bariloche, sfuggendo alla cattura per i processi per crimini di guerra e non fu mai scoperto. Nel 1991 la sua partecipazione al massacro delle Fosse Ardeatine fu denunciato nel libro di Esteban Buch El pintor de la Suiza Argentina (Il pittore della Svizzera Argentina). A seguito dell’uscita del libro, tre anni più tardi, il giornalista Sam Donaldson lo intervistò, nella sua abitazione argentina, per conto dell’emittente ABC. Fu allora che le autorità italiane inoltrarono la richiesta di estradizione a quelle argentine.
L’anno successivo Priebke venne rinchiuso nel carcere militare Forte Boccea di Roma. La Procura militare chiese ed ottenne il rinvio a giudizio di Priebke per crimini di guerra. Venne imputato di “concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani” per quanto avvenuto a Roma ma il primo agosto del 1996 il Tribunale militare dichiarò di “non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione” e ordinò l’immediata scarcerazione dell’imputato. I membri della comunità ebraica organizzarono un tumulto nell’aula giudiziaria che non permise alla sentenza di essere eseguita. La situazione si placò quando arrivarono da parte del governo italiano precise rassicurazioni sul fatto che l’ex SS non sarebbe stato liberato nonostante la sentenza del Tribunale Militare. La sentenza venne in seguito annullata dalla Corte di Cassazione e Priebke fu prima condannato a 15 anni, poi ridotti a 10 per motivi di età e di salute; poi, nel marzo 1998, la Corte d’appello militare lo condannò all’ergastolo. La sentenza è stata confermata nel novembre dello stesso anno dalla Corte di Cassazione. A Priebke fu concessa la detenzione domiciliare a causa della sua età avanzata. Il 12 giugno 2007 il giudice militare concede a Priebke, 93enne, il permesso per uscire di casa “per recarsi al lavoro” presso lo studio del suo avvocato, permesso poi revocato perchè Priebke aveva omesso di comunicare alle autorità gli orari e le modalità dei suoi spostamenti per recarsi a lavorare nello studio del suo avvocato. Due anni dopo, mentre ancora godeva di ottima salute, ottenne però il permesso di uscire di casa “per fare la spesa, andare a messa, in farmacia” ed affrontare “indispensabili esigenze di vita”. Nel luglio di quest’anno, varie scritte comparirono in occasione del suo centesimo compleanno, tra le proteste della comunità ebraica.
Pandora
/ ottobre 11, 2013Amen