Sono salpate per andare a recuperare i naufraghi, in una tragedia seguita da tutto il mondo, ma le vedette 322 e 304 non avevano a bordo la strumentazione necessaria per il pronto soccorso, neppure per quella ragazzina di 15 anni tirata su dalle acque, magrissima in preda a crisi di nausea che non riusciva più a reggersi in piedi. Una profuga siriana che era insieme ad altre tre persone di cui uno ferito da arma da fuoco. Il capitano si è reso immediatamente conto della situazione critica e ha chiamato il Cirm, il Centro internazionale radio medico, la fondazione che da quasi ottant’anni, h24, presta soccorso medico gratuito a tutte le navi, le imbarcazioni, i natanti del mondo.
«Abbiamo prestato soccorso come sempre facciamo, nonostante le difficoltà rappresentate dalla quasi totale mancanza di presidi medici o farmaci a bordo delle motovedette che stavano cercando di salvare i migranti di Lampedusa», così spiegano i medici del Cirm che aggiungono «Il naufrago a bordo della Cp 304 soffriva di difficoltà respiratorie che si sarebbero risolvere in fretta grazie alla somministrazione di ossigeno che, purtroppo, non era disponibile sull’imbarcazione.»
Sempre i medici del Cirm spiegano: «Stavano davvero male. E quindi l’allarme era alto sia a bordo, che presso la nostra centrale operativa. Poi grazie all’esperienza maturata sul campo, ce la siamo cavata tutti. Un po’ di acqua e zucchero per il primo dei 3 superstiti del disastro, una fasciatura per il secondo e un semplice cucchiaio di acqua e sale per la ragazza disidratata hanno consentito agli sventurati di proseguire il viaggio verso la terra ferma in maniera migliore. Gli episodi – continuano dal Centro Internazionale Radio Medico che ha sede a Roma – pongono l’accento sulla necessità, stante la frequenza di operazioni in favore di profughi e naufraghi, di dotare i mezzi di soccorso di adeguate scorte di medicinali e di addestrare il personale a fare fronte ad emergenze mediche, magari sotto la guida del Cirm, da sempre custode della salute dei naviganti».
Così anche la 15enne probabilmente incinta è riuscita ad arrivare a riva grazie all’intervento dei “medici del mare”.
«Alcuni cittadini stranieri alle prese con queste traversate terribili e dolorose ci conoscono. Hanno il nostro numero e, se necessario, lo usano. Noi, pur essendo poco conosciuti dal grande pubblico e tanto scarsamente supportati da chi dovrebbe, continuiamo ad essere una eccellenza italiana e uno dei Centri di soccorso in mare più noti al mondo. Si potrebbe fare tanto di più», concludono dal Cirm.