Solo un miracolo, anzi una colomba può salvare l’Italia dal baratro ed sventare la crisi di governo. Ora che Enrico Letta ha dato il suo aut aut con “prendere o lasciare”, il lavoro spetta alla linea “soft” del rinato partito di Forza Italia, appena disseppellito dal Cavaliere.
Intanto Berlusconi vola ad Arcore per festeggiare un compleanno sotto tono, il primo da pregiudicato.
«Molti nemici molto onore» sembra essere questo l’ultimo slogan di Berlusconi che identifica ormai in Napolitano il suo acerrimo nemico, anzi «il regista della congiura» e lo vede protagonista della sua tesi sull’«operazione eversiva orchestrata ai danni del leader politico del centrodestra».
Berlusconi barricato ormai ha iniziato la sua guerra in cui gioca spesso a cambiar ruolo: da carnefice a vittima: «Mi limito per ora a ricordare solo il modo in cui è stata composta la sezione feriale della corte di Cassazione, apparecchiata come un plotone di esecuzione contro di me. Di quella sentenza tutta la magistratura dovrebbe vergognarsi».
Gianni Letta, ci prova! Si fa carico, forse anche per “obbligo familiare”, di tentare l’ultima mediazione diplomatica è il terminale di una rete diplomatica che si fa carico dell’ultimo tentativo diplomatico e almeno ieri riesce a scongiurare il pericolo. Ma ormai sembra che la sua battaglia sia agli sgoccioli e Berlusconi rilancia: “Se non fermano questo piano per eliminarmi – ripete – io non ho paura di aprire la crisi di governo” e poi sottolinea che Letta lo ha voluto lui più che il Pd. Forse lo aveva scelto anche per la sua parentela con Gianni, ma sembra che il Cavaliere ora sia lontanod alle posizione di Letta zio e nipote. Gianni Letta lo sa che si sta però andando verso il baratro e cerca di mettere il freno a mano all’auto impazzita guidata da Berlusconi.
Perché ammesso che si apra la crisi le elezioni non sono affatto scontate: “Al Senato – dice Letta (zio) al Cav – non li teniamo tutti”. Nel gruppo è iniziato lo smottamento. Oltre a Castiglione sarebbero una decina i parlamentari del Pdl pronti a andarsene, in nome di un sussulto di responsabilità. Se a questi si sommano i pentastellati “dissidenti” si arriva a 20.
Ed ecco che Gianni Letta invoca la calma, la riflessione e per ora auspica un “congelamento” delle dimissioni dei ministri: “Finché i nostri stanno nel governo – dice una fonte autorevole – è aperta la discussione sul voto di fiducia. Che facciamo, votiamo contro un governo di cui facciamo parte e di cui esprimiamo il ministro dell’Interno? Se si ritiravano era finita, mentre così c’è ancora uno spiraglio”.
Alle colombe serve però un appiglio, Serve che Enrico Letta metta nei suoi piani anche la giustizia, che si esca in sostanza da quell’idea che in Italia ormai “giustizia” è considerato un tabù da nono nominare. E forse una frase potrebbe anche essere inserita nel discorso di Letta sulla fiducia, anche perché la stessa Europa ha aperto una procedura di infrazione sulla mancanza della responsabilità civile dei magistrati.
Per il momento a volare restano le colombe sul destino dell’Italia che sembra segnato! Mentre si attende la decisione, non ci deve dimenticare di augurare “happy birthday” al leader pregiudicato di Forza Italia!