30 coltellate non bastano! Lo ha deciso con una sentenza la Corte di Roma il 23 maggio 2013, riducendo la pena d’ergastolo ad appena 17 anni di reclusione a Giorgio De Vito, il 38enne responsabile del delitto di Marcella Rizzello, avvenuto a Civita Castellana la mattina del 13 febbraio 2013. L’uomo uccise la sua compagna con 30 coltellate davanti alla figlioletta di 13 mesi, ma secondo i giudici d’appello non sarebbe provata la crudeltà: ”la volontà di infliggere alla vittima un patimento ulteriore rispetto al mezzo che sarebbe sufficiente a eseguire il reato”. In un’altra parte della sentenza si legge ”la mera reiterazione dei colpi inferti alla vittima non è una condotta rilevante ai fini della configurazione dell’aggravante”. Le 30 coltellate che hanno strappato la vita a Marcella Rizzello, sarebbero solo indicative della ”concitazione legata al dolo d’impeto, finalizzata a vincere la resistenza della vittima”. E anche la bottiglia posta tra le gambe della giovane una volta morta dissanguata, dopo averle abbassato i pantaloni del pigiama, non sarebbe indice di crudeltà. Semmai, ritengono i giudici d’appello, dimostra solo ”l’insensibilità dell’imputato”. Non ci sarebbe quindi stata ”l’inaudita furia omicida” per la quale la Corte d’Assise di Viterbo aveva inflitto l’ergastolo a De Vito.