In ogni film apocalittico c’è l’eroe che deve salvare il mondo, ora quello che sembrava il tema per l’ennesimo script di Hollywood invece l’ipotesi ceh il mondo possa finire è uno scenario possibile. Così i migliori scienziati al mondo sono chiamati a studiare le contromisure per evitare la distruzione della terra. Al Cambridge Centre for the Study of Existential Risk, l’astrofisico Stephen Hawking, l’astronomo Martin Rees, il filosofo Huw Price e altri brillanti studiosi e accademici hanno compilato una lista dei pericoli che potrebbero distruggere il globo, o perlomeno i suoi abitanti, proponendosi di fornire le soluzioni per evitarli.
Quali sono i pericoli? La lista è vasta e davvero variegata. Dalla tesi dell’Intelligenza Artificiale che potrebbe avere la supremazia sull’uomo (e qui Odissea nello Spazio fa scuola) a più sottili terrorismi applicati con milioni di transazioni finanziare al secondo che farebbero crollare l’intera finanza mondiale. Oppure potrebbe venire dagli attacchi cibernetici, un’ondata di attentati terroristici digitali in grado di mandare in tilt assolutamente tutto, energia e comunicazioni, trasporti e computer. Quindi viene citato il rischio di un’infezione di massa lanciata attraverso le armi batteriologiche, una peste in laboratorio a cui un folle nichilista, un dittatore sanguinario o una guerra civile potrebbero dare il via. E, in alternativa, la possibilità di una pandemia, un virus che nessun vaccino possa curare. Altre minacce per l’umanità sono individuabili in un sabotaggio della catena alimentare; estreme condizioni atmosferiche provocate dal cambiamento climatico, e dunque inondazioni, uragani, terremoti; uno o più asteroidi che colpiscono la terra; per finire con la buona, vecchia guerra termonucleare, o chimica, o anche convenzionale, se combattuta con l’intensità giusta.
“Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, sempre più tecnologicizzato e sempre più dipendente dal web”, afferma lord Rees, ex-presidente della Royal Society e uno dei promotori dell’iniziativa. “A noi occidentali può apparire un mondo più sicuro di quanto sia mai stato in passato, ma invece è più vulnerabile di come sembra. E poiché i leader politici sono concentrati sui problemi a breve termine, occorre che qualcuno suggerisca all’opinione pubblica internazionale quali sono i pericoli più realistici e con quali mezzi si potrebbero contrastare”.
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