«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi». Così se ne andava nella tragica notte tra il 26 e il 27 agosto 1950, Cesare Pavese, a soli 42 anni. «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi». Inghiottendo con l’acqua il contenuto di ben 16 scatole di un sonnifero a base di barbiturici, la morte arriva per lo scrittore in uan stanza dell’Hotel Roma di Torino. Lo aveva scritto anche nel suo diario otto giorni prima «… basta un po’ di coraggio… eppure donnette fragili l’hanno fatto…». Sul tavolo furono ritrovati i “Dialoghi con Leucò”, una “cosmogonia” che lo accompagnò sino nei suoi ultimi attimi di vita: “Immortale è chi accetta l’istante. Chi non conosce più un domani”.
Monique
/ agosto 27, 2013Sono un’ammiratrice di Cesare Pavese e anche questo suo estremo gesto mi ha sempre suscitato rispetto e grande compassione. Penso appartenesse alla schiera di quelli che “sentono” troppo, avvertono le emozioni con intensità amplificata e ne vengono sopraffatti.