In attesa della cassazione, può tornare a vivere vicino alla tredicenne che ha violentato per tre anni, dal 2005 al 2008, un militare in pensione che nel 2011 era stato condannato per pedofilia. Questo perchè la Corte d’Appello della Capitale ha revocato il divieto di dimora che pendeva su di lui. Repubblica ricostruisce la vicenza, iniziata nel 2005, quando la madre lasciava spesso la bambina, che all’epoca aveva cinque anni, ai vicini di casa. La piccola inizia a soffrire di tachicardia parossistica ma bisognerà attendere il 2010 perchè la vittima racconti quanto accade. La denuncia scatta nel 2010 e l’uomo viene processato con rito abbreviato e condannato a tre anni di reclusione. E’ colpito anche da un divieto di dimora che comprende il palazzo e le vie vicine a dove vive la bambina: l’ex militare viola però la disposizione giudiziaria e il provvedimento viene così esteso in tutto il Lazio. La condanna è stata poi confermata nel maggio di quest’anno in secondo grado ma a luglio la Corte di appello revoca il “divieto di dimora” per la caduta delle esigenze cautelari, dato “il tempo trascorso dall’adozione della misura” che “l’età avanzata dell’imputato”. E permette di fatto all’uomo di tornare a vivere accanto alla sua vittima.
Il vicino-pedofilo libero di tornare a vivere nei pressi della sua vittima
Pubblicato da tdy22 in agosto 22, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/08/22/il-vicino-pedofilo-libero-di-tornare-a-vivere-vicino-alla-sua-vittima/
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Teo
/ agosto 22, 2013VERGOGNOSO!!.. Ora occorre che i nomi di questi “signori” ‘giudici’ vengano pubblicati!!.. tutti devono conoscere le generalità di coloro che si sono macchiati di questa infamia, consentendo ad un soggetto simile di tornare a tormentare anche solo con la sua presenza la vita di una povera ragazzina, già così incredibilmente provata da una simile violenza!!..FUORI I NOMI!!!….
tuttacronaca
/ agosto 25, 2013Siamo tutti molto turbati dalla decisione dei giudici, ma le sentenze vanno eseguite, altrimenti si verrebbe meno all’indipendenza della Magistratura e alla divisione dei poteri,che – al di là di casi concreti e possibili errori dei giudici – restano capisaldi della Democrazia.