Dove era quel bottino di Poggiolini, del re mida della sanità? Ovvio, nel posto più sicuro: un caveau della Banca d’Italia. Ma chi lo ricordava più? Chi ancora si ricorda di Duilio Poggiolini e di Francesco De Lorenzo? Era il 1994 e sulle prime pagine dei quotidiani Poggiolini e de Lorenzo erano il simbolo di quel sistema politico che stava franando, quello di Tangentopoli, quello della P2 di cui Poggiolini era membro e ancora oggi insignito dell’onorificenza di grande ufficiale. Ma chi era Poggiolini? Il direttore del servizio farmaceutico del ministero e d’accordo con il ministro decideva i prezzi dei farmaci. Così gli italiani, costretti dalla malattia in alcuni casi anche a indebitarsi, non facevano altro che arricchire Sua Sanità, come veniva chiamato lo stesso Poggiolini. Nella cassaforte c’erano lingotti d’oro per un valore stimabile attorno ai 200 miliardi di lire. A cui vanno aggiunti gli altri 100 scovati in 6 conti correnti. Oltre ai lingotti dalla cassaforte saltarono fuori monete antiche, Ecu, medaglie, sterline, rubli, dollari, pesos, fermacarte, accendini, penne, timbri, persino biglietti da visita, tutto esclusivamente d’ oro. Oro massiccio. E pensare che la moglie aveva appena detto agli inquirenti: “Ve la apro volentieri, ma non troverete niente”.
Il carcere come politico ne fece poco sette mesi. Poi venne trasferito agli arresti domiciliari. Nonostante i 45 capi d’accusa contestati (dalle tangenti, ameno 40 episodi, al sangue infetto), sparì l’associazione per delinquere e la sentenza definitiva lo condannò a 4 anni e mezzo. Alla fine ulteriori due anni vennero cancellati dall’indulto, il resto della pena la scontò prestando opera ai servizi sociali.
Ma se Poggiolini era una figura “ambigua” era spalleggiato bene da Francesco De Lorenzo, il quale quando fu condannato per tangenti in via definitiva a cinque anni di carcere. Andò a consegnarsi e disse: “Mi ritengo un prigioniero politico”. Potremmo quindi oggi parlare degli strani corsi e ricorsi storici di Vico?
De Lorenzo veniva da una vita accademica di tutto rispetto, studi in Italia e negli Stati Uniti, riconoscimenti internazionali in campo scientifico, ma anche soprannominato il viceré di Napoli: per un decennio almeno fu lui a comandare. Non c’erano sindaci né assessori. C’era De Lorenzo, che aveva iniziato la sua carriera politica come consigliere comunale. Nella vicenda Mani Pulite entrò in maniera prepotente. Venne arrestato la prima volta con cento capi d’imputazione contestati. Tra lui e Poggiolini stabilirono un singolare record: 145 capi d’imputazione in due. Ma mentre Poggiolini ha ammesso le sue responsabilità, De Lorenzo ha sempre negato ogni addebito. L’ennesimo martire della giustizia italiana?
Per il momento sono stati recuperati 26 milioni di euro che con ogni probabilità torneranno nelle casse dello Stato… ma quanti sono i bottini ancora nascosti?