Ha visitato la favela Varginha, a Manguinhos, nella zona nord di Rio de Janeiro, Papa Francesco, tenendo anche una breve omelia nella cappella Sao Jeronimo Emilliani. Il suo appello è stato a non essere “insensibili alle diseguaglianze sociali” e a “chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e agli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale”, per un “mondo più giusto e solidale”. Il suo messaggio ha riguardato anche i giovani invitati a non scoraggiarsi nonostante la “corruzione da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse”. “Non perdete la ‘speranza’”, ha detto, “la realtà può cambiare, l’uomo può cambiare”, “cercate per primi il bene comune”.
Ma non è stato l’unico a prendere la parola. Un giovane residente del luogo ha letto una lettera di benvenuto: “Vorremmo rompere anche noi il protocollo, come è solito fare lei, e chiamarla ‘papà’: possiamo?”, “Vorremmo chiamarla ‘padrè Francesco, il papà di tutti, specialmente dei più poveri”. Ma nel discorso non sono mancate critiche alle autorità locali: la favela è stata “oggetto di attenzioni” solo dopo l’annuncio della visita del Pontefice. Ma per il Papa, la favela visitata rappresentava tutti i rioni: “Busso” a questa comunità che “oggi rappresenta tutti i rioni del Brasile”, “avrei voluto bussare a ogni porta, dire buongiorno, chiedere un bicchiere d’acqua fresca, prendere un ‘cafezinho, parlare come amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni.. ma il Brasile è così grande”.