Ormai la cultura in Italia viene calpestata quotidianamente. Una risorsa che potrebbe far risollevare il Pil è schiacciata dai tagli e dai ritardi. Così i Bronzi di Riace si trovano ancora adagiati sul dorso in una sala di palazzo Campanella a Reggio Calabria. Sono lì dal 23 dicembre 2009 e dopo 1291 giorni non è stato fatto nulla per poter trovare una collocazione. Le previsioni sono che passeranno in questa posizione altri 8 mesi… una vergogna senza fine! Il Museo della Magna Grecia, dove sono stati esposti per ventotto anni nella pressoché totale indifferenza, è chiuso dalla vigilia di Natale di tre anni e mezzo fa causa restauri. Doveva riaprire un anno dopo, in tempo per le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Ma come sempre i lavori si sono rivelati interminabili, fra problemi tecnici, pastoie burocratiche e la solita inevitabile carenza di soldi. Naturalmente un restauro che doveva costare circa 10 milioni ora ne costa 33.
Così i Bronzi di Riace sono condannati a passare il loro 41esimo compleanno dal ritrovamento, avvenuto il 16 agosto 1972, sdraiati a terra, in una sala visitata solo da chi naturalmente conosce la triste storia di questo patrimonio culturale unico al mondo. Nessuna indicazione per i turisti, nessuno che si sia preso il disturbo di segnalare che i Bronzi sono visibili, gratis, presso la sala di palazzo Campanella. Dell’esistenza dei Bronzi di Riace non si trova traccia nemmeno nella home page del sito Internet del Consiglio regionale che pure li ospita. Bisogna cliccare sul link della «visita virtuale» al palazzo Campanella, quindi entrare nella pagina del «Salone Federica Monteleone», cui è stato dato il nome di una sfortunata studentessa sedicenne morta nel gennaio 2007 per un errore medico, per apprendere che «l’aula attualmente ospita il laboratorio di restauro dei Bronzi di Riace». Così quelle meraviglie giacciono lì nel dimenticatoio di un’Italia che ha perso completamente il senso della vita civile. Un’Italia imbarbarita dai soldi facili, che hanno deturpato il paesaggio, la nostra educazione, ma soprattutto hanno estirpato i valori nei quali credere… Questo è il vero oblio di una popolazione che ha anche smesso di credere nel futuro e arranca giorno dopo giorno attaccandosi all’ultimo annuncio di cambiamento che naturalmente non si verifica.