Duro attacco della rivista Nature a Stamina.
L’indagine della nota rivista stronca Vannoni. Con un articolo dal titolo che non lascia dubbi «il trial italiano sulle cellule staminali basato su dati fallaci» Nature fa un’indagine approfondita sul metodo che il governo italiano ha finanziato a maggio scorso impiegando 3 milioni di euro per la sperimentazione clinica della terapia, dopo aver ceduto alle pressioni dei pazienti.
LE ACCUSE: Le immagini utilizzate nella domanda di brevetto presentata nel 2010 negli Stati Uniti da Davide Vannoni, e rigettata, sono anzitutto duplicati di altri paper. Un’immagine in particolare, quella piu’ importante nella richiesta di brevetto, che raffigura apparentemente due neuroni ottenuti da cellule staminali prelevate dal midollo osseo non e’ originale, ma frutto di un plagio. La figura sarebbe identica a quella di un paper pubblicato nel 2003 da un gruppo di ricercatori russo, coordinato da Elena Schegelskaya, biologa molecolare presso il Kharkov National Medical Universit, che non ha poi avuto seguito. Per Stamina quella immagine dimostrerebbe l’efficacia nel trasformare in neuroni, in sole due ore, le cellule mesenchimiali con acido retinoico sciolto in etanolo ad una concentrazione 20 micromolare. Per gli scienziati russi invece occorrerebbe una concentrazione dieci volte piu’ diluita e almeno tre giorni per trasformare le cellule in neuroni. “In realta’, si parla di neuroni che non sono neuroni”, ha detto Elena Cattaneo, esperta di staminali all’Università di Milano. Nature avrebbe dimostrato, oltre l’invalidità del metodo rigettato dall’ufficio brevetti americano, anche il presunto plagio delle immagini.
Cosa fa Stamina?
In sostanza il metodo, semplificando le varie fasi, non fa altro che estrarre cellule dal midollo osseo del paziente, manipolarle in vitro e iniettarle di nuovo nel paziente.
Chi ha sferrato l’attacco a Stamina?
L’accusa viene da alcuni ricercatori italiani, ed è stata confermata indipendentemente da un’indagine della rivista.
Lo scorso anno, ricorda sempre Nature, l’ufficio brevetti statunitense ha emesso una ‘prebocciatura’ della richiesta, che poteva essere ripresentata con nuovi dati, ma a quanto risulta Vannoni non lo ha mai fatto. “Non sono meravigliato – commenta alla rivista Luca Pani, direttore generale dell’Aifa – sapevo che non esisteva un metodo scientifico codificato”. Una sperimentazione con criteri scientifici del ‘metodo Vannoni’, finanziata con tre milioni di euro di fondi pubblici, doveva partire a luglio, ma ci sono stati dei ritardi dovuti al rifiuto di Vannoni di fornire le proprie metodologie. “Questa sperimentazione – spiega al sito Paolo Bianco dell’università Sapienza di Roma – e’ una perdita di soldi, e dà false speranze a famiglie disperate”.
Il dibattito resta aperto e la tensione sale… intanto slitta la consegna del protocollo e in mezzo resta la vita delle persone!