Charles Czeisler, perito medico al processo che la madre Katherine (e i figli) di Jacko, hanno intentato contro il promoter, AEG, di quelli che sarebbero dovuti essere gli ultimi concerti della popstar, ha sostenuto che il Re del pop non dormì (realmente) per 60 giorni prima della sua scomparsa. Stando al perito, infatti, il cantante, prima della fatidica notte, non avrebbe mai raggiunto la fase Rem per due mesi, a causa della sua insonnia. Sarebbe quindi arrivato al limite della sopportabilità umana. E’ in questa fase, infatti, che non solo si sogna, ma si rigenerano le cellule e l’organismo in generale. E’ proprio per combattere quest’insonnia che Jacko avrebbe tentato di procurarsi una sorta di coma indotto, proprio grazie al Propofol, il farmaco che gli fu fatale. Il perito, in tribunale, ha spiegato: “E’ come se il cantante avesse ingerito dei trucioli di legno invece che del cibo. Lo stomaco si riempie e uno non sente la fame, ma le calorie sono zero e non si assimila nessun principio nutritivo”. Una simile testimonianza sicuramente non è favorevole al promoter imputato che, stando a quanto sostenuto dall’accusa, avrebbe spinto la star a rivolgersi al dottor Murray, a sua volta accusato di omicidio involontario per la morte del cantante. Entrambi volevano che Jackson riuscisse a riposare prima della serie, anch’essa record, di concerti che avrebbe dovuto tenere a Londra nel luglio del 2009.
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