Sono le cooperative a scagliarsi contro l’aumento dell’Iva che sembra ora essere inevitabile. lanciano anche altri allarmi dai ritardi sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione, ai difficili accessi al credito, dallo spread più alto al Sud al crollo dei consumi. E’ Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative ad affermare che: “Chiederemo al governo di mettere in campo ogni misura possibile per non far salire l’Iva dal 21 al 22 per cento e per mantenere al 4 l’imposta sulle prestazioni delle cooperative sociali” e aggiunge “Questo non è mai stato il governo che volevamo, è stato salutato con entusiasmo solo perchė ha superato un immobilismo politico che rischiava di paralizzare l’economia. Abbiamo sostenuto con realismo i primi provvedimenti varati dall’esecutivo, come la sospensione dell’Imu o gli annunci sul piano per l’occupazione giovanile, ma siamo nettamente contrari all’aumento dell’Iva che avrebbe l’effetto di deprimere in modo grave i consumi in una fase già delicata di crisi. Ciò che ci preme maggiormente poi è il mantenimento dell’Iva per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle coop sociali al 4%. L’aumento dal 4 al 10 sarebbe devastante e aumenterebbe il clima generale di incertezza. Sarebbero infatti tagliati i servizi ad almeno 500mila persone che rappresentano le fasce più deboli della popolazione”.