La decisione della prima Commissione del Csm di aprire il procedimento per il trasferimento d’ufficio del Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, ha cucito le bocche al palazzo di giustizia. Nessuna dichiarazione dal diretto interessato, ma tacciono anche gli altri magistrati. Questa mattina, alcune voci interne al palazzo, dicevano che girava un documento di solidarietà a Messineo e sul quale c’erano in calce le firme di tutti i sostituti. Si tema una spaccatura? L’unica certezza è che la tensione all’interno sia alta.
Ieri era stato Michele Vietti, il vicepresidente del Csm a smorzare i toni, oggi tocca a Leonardo Agueci, e lo fa con un’intervista all’Adnkronos:
“Non è vero che il Procuratore capo di Palermo Francesco Messineo abbia impedito la cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro – dice Agueci – c’è stato invece un problema di coordinamento delle indagini. Insomma un mancato coordinamento. Tutto qui. È una vicenda ingigantita”. ma poi si trova a dover rispondere sulle presunte “faide” interne della Procura di Palermo “…non è una polveriera. È un ufficio unito che continua a lavorare con grande impegno. Certo, non posso negare, e sarebbe ipocrita farlo, che ci sono state delle divergenze di idee. Ma non parlerei di veleni al Palazzo di giustizia di Palermo. Noi non siamo contro Messineo – afferma Agueci – ci auguriamo che la vicenda si risolva al più presto. La situazione è molto delicata ma la fiducia nel Csm deve essere, mai come adesso, il più ampia possibile”.
Ma ecco che anche Salvatore Borsellino, che oggi era nell’aula bunker di Rebibbia a seguire il “Borsellino quater”, collega la decisione del Csm al procedimento sulla trattativa Stato-mafia. E’ proprio Borsellino che ai microfoni di RaiNews24 denuncia: “Da quando il processo è iniziato gli attacchi si sono fatti sempre violenti. In Italia ci sono molte persone che hanno interesse che non venga fuori la verità su via D’Amelio e la trattativa. Io a Ingroia lo avevo detto. Lui mi disse che una volta lasciata l’inchiesta gli attacchi sarebbero diminuiti perché puntavano soprattutto contro di lui. Ma io lo avevo contraddetto. Vedrai che invece aumenteranno. E così è stato. Gli attacchi contro la Procura aumentano sempre nei momenti cruciali di questa inchiesta”.
E intanto proprio ieri il Procuratore generale della Corte di Cassazione ha convocato lo stesso Messineo ed il pm Nino Di Matteo per il prossimo 27 giugno. Al centro dell’audizione il provvedimento disciplinare nei del pm che rappresenta l’accusa nel processo per la trattativa tra Stato e mafia, per avere rilasciato un’intervista al quotidiano La Repubblica nella quale ammetteva l’esistenza delle telefonate tra l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Di Matteo è accusato di avere “mancato ai doveri di diligenza e riserbo”.