E’ davvero una rivoluzione, anche se in Italia il fenomeno è ancora limitato, ma ben presto potremo “stamparci” la pizza in casa, o un pezzo di ricambio della nostra autovettura. Più complesso invece sembra poter stampare una Barbie, perché potrebbe essere messa a repentaglio la sicurezza dei bambini. Ma come funziona una stampante 3D? Il meccanismo è del tutto simile a quello di una stampante, ma al posto delle cartucce di inchiostro ci sono polveri di materiale vario. Le stampanti 3D in realtà si usano da anni negli studi di architettura per fare modellini tridimensionali. Oggi comprare una stampante 3D costa qualche migliaio di euro, un prezzo nettamente inferiore rispetto a qualche anno fa e destinato a scendere ancora. Ma già si parla di “aberrazioni” come un software che immediatamente è stato dichiarato fuori legge e che consentiva di crearsi una pistola, quasi interamente di plastica, fatta in casa perfettamente funzionante.
Il New York Times annuncia che Ford, General Electric e Mattel hanno deciso di produrre mediante l’utilizzo di stampanti 3D per ridurre i costi. La General Electric ha trovato molti vantaggi nella produzione di una sonda ad ultrasuoni, i tempi di produzione sono diminuiti e i costi abbattuti, l’azienda quindi si è detta soddisfatta di questa scelta. Ford prevede che in futuro i clienti potranno stampare pezzi di ricambio in casa, quindi la casa metterà su un software per costruirsi il pezzo e le istruzioni di sostituzione. Intanto c’è chi studia come fare cibo attraverso la stampante 3D: la vera svolta per mettere la parola fine alla fame nel mondo? Per il momento il progetto è studiato dalla Nasa per gli astronauti che durante le missioni spaziali potrebbero utilizzare la stampante per mangiarsi una pizza.