Tempo di crisi ma lievitano ancora gli stipendi dei dirigenti di Poste Italiane Spa. “Solo” del 4,2% rispetto all’anno passato nonostante calino gli utili. I 584 manager del gruppo costano allo Stato oltre 142 milioni di euro e per loro la spending review non vale. Ma come si regge Poste Italiane? Gran parte del merito va ai servizi finanziari e ai servizi assicurativi, mentre il trend delle maggiori controllate del Gruppo interessate all’area postale è negativo. Da dove vengono gli stipendi d’oro dei manager del gruppo? naturalmente da doppi o tripli incarichi. Oltre a Massimo Sarmi, amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane, compaiono Giovanni Ialongo (630 mila euro l’anno) presidente di Poste Italiane, presidente di Italia Previdenza Sispi S.p.A e presidente di Postel, società per la gestione dei servizi di Gestione Documental; Vincenzo Falsarano, è ad di Egi, Società del Gruppo Poste Italiane e amministratore unico di Poste Energia; Claudio Picucci è presidente di Poste Mobile e (potente) direttore delle Risorse umane di Poste; Pasquale Marchese, capodivisione Mercato Privati di Poste Italiane e amministratore di Bancoposte Fondi Spa; Stefano Grassi è ad di Poste Tutela Spa e direttore della Struttura Tutela Aziendale di Poste Italiane; Maria Farina Bianca, è ad di Poste Vita Spa, ad di Poste Assicura Spa, Presidente di Gea e Vicepresidente ANIA; Pierangelo Scappini è ad di Postel e PostelPrint; Vincenzo Pompa e ad di Postecom Spa e Posteshop Spa e infine Valter Catoni, ad e dg di SDA e responsabile nazionale grandi clienti e Pa di Poste Italiane.
Dove è la spending review? Anche le poste tirano i pacchi agli italiani?