L’Italia è un paese sismico e lo rilevano gli ultimi dati. Si calcola che tra il 2000 e il 2012 ci siano stati più di 50mila terremoti con magnitudo superiore a 1.6. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia riporta la carta della sismicità pubblicata in cui il dato più evidente è che ”l’ultimo terremoto forte nel nostro Paese e’ avvenuto nel 1980 in Irpinia, di magnitudo 6.9”.
Il sismologo Claudio Chiarabba dell’Ingv richiama l’attenzione su questo lunghissimo periodo di più di 30 anni in cui non sono stati registrato forti eventi. Anche quello dell’Aquila, dagli effetti devastanti, aveva una magnitudo pari a 6.3. San Giuliano di Puglia del 2002, ha raggiunto una magnitudo di 6.0 e quello dell’Emilia Romagna ha fatto registrare un 5.4.
La carta mostra inoltre che i terremoti avvengono principalmente nella parte superiore della crosta, a profondità minori di 15 chilometri. Solo nell’Appennino settentrionale e nel Tirreno Meridionale, al contrario, si sono registrati terremoti profondi, fino a 600 chilometri.
Ci sono poi due allegati a questa mappa. Il primo riguarda la storia sismica italiana e rileva come i peggiori terremoti si siano verificati nel nostro paese intorno all’anno 1000. Il secondo dato invece riguarda la velocità alla quale si muove l’Italia, mentre l’Europa appare stabile. Sono le placche tettoniche che spingendo una contro l’altra deformano la crosta e i massimi valori di deformazione vanno a coincidere proprio con le aree più ad alto rischio sismico del nostro Paese.
Questa mappa è importante per la prevenzione dei terremoti, poiché non essendo ancora oggi un evento prevedibile, è necessario attraverso la messa in sicurezza degli edifici limitare i danni che esso può provocare. La mappa quindi delinea perfettamente le zone in cui intervenire e incrocia i dati storici con quelli di rilevazione geodinamica (quindi dello spostamento delle placche tettoniche) in modo da dare un’indicazione, il più precisa possibile, sul rischio sismico delle diverse aree della nostra penisola.
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