Nessun complice e una motivazione che non regge. Restano molti i dubbi intorno all’attentato alla Morvillo-Falcone di Brindisi, dove perse la vita la studentessa sedicenne Melissa Bassi. “Verso l’una e mezza ho collocato la bomba vicino alla scuola. Non perché volevo fare del male – ha dichiarato Vantaggiato – ma per dare una dimostrazione. Ho visto che si sono messi tranquilli per entrare nella scuola, non mi sono accorto che c’erano le ragazze, avrei potuto farlo quando c’era quel signore che ha aperto il cofano. Mi dispiace tanto, io chiedo perdono alla famiglia Bassi”. Così Vantaggiato tra le lacrime ha implorato poi i genitori di Melissa: “Ho due figlie – ha aggiunto – non avevo pensato di fare del male, lo giuro. Se avessi voluto fare del male, avrei fatto molto male”.
Ed è quest’ultima frase che fa riflettere. Mettere una bomba e pensare di non far del male… Aver ucciso una ragazza e ferito le sue compagne di scuola per Vantaggiato non è il “massimo del male”. E’ ancora un male relativo?
“Se lei non avesse voluto fare del male avrebbe fatto esplodere la bomba di notte” ha quindi sottolineato l’accusa. “Volevo farlo di giorno in senso dimostrativo – ha dichiarato l’imprenditore reo confesso – non volevo fare del male alle persone”.
E poi ci sono le prime dichiarazioni su come abbia costruito la bomba. Vantaggiato ha risposto semplicemente “con miscela di nitrato di potassio e carbone”. Ma dove ha trovato le istruzione per costruire l’ordigno? “Tramite l’enciclopedia, alla voce ‘N’, nitrati, a pagina 72”, ha risposto. Quasi una risposta imparata a memoria, di una precisione che possa convincere qualsiasi giuria che le responsabilità dell’atto terroristico sono da ascrivere solo e unicamente all’imputato.
I pm hanno chiesto pure a Vantaggiato di spiegare perché negli interrogatori resi in fase di indagine parlasse al plurale. “Puo’ darsi – ha risposto – che è il mio modo di parlare, ma non c’è niente”.