Non cambia la posizione dell’Europa nei confronti dell’Italia, questo è il dato che emerge dal primo viaggio ufficiale di Letta per cercare di far allentare la morsa del fiscal compact. Se con Hollande l’intesa è stata perfetta, anche perché, seppur con tutte le differenze del caso, Francia e Italia vivono tensioni e problematiche simili, resta invece il nodo cruciale di Bruxelles e della Germania. Nonostante ormai siano nati in tutto il mondo movimenti contrari all’austerity, anche perché ormai è accertato il limite tecnico contabile e gli errori di valutazione che ruotano intorno a questa teoria, l’Europa non sposta il suo asse e resta ancorata alla sua unica certezza… ridurre il debito pubblico a costo di strangolare le popolazioni! Nessuno sconto, proprio come nei lager nazisti… intrapresa una strada la si porta in fondo incuranti degli errori e delle sofferenze che si stanno generando. Il neo Premier come si muove su questo terreno scivoloso? “Vale il discorso che ho fatto in Parlamento, che era incentrato sul mantenimento degli impegni assunti con l’Europa e sulla necessità di far crescere il nostro Paese e di combattere la disoccupazione, soprattutto giovanile”. La disoccupazione, ha aggiunto Enrico Letta, è da “abbattere dentro i limiti” previsti dalle regole Ue sul disavanzo “perché noi rispetto agli altri abbiamo un grande debito pubblico sulle spalle e dobbiamo sempre ricordarcelo”. Quindi anche la riforma dell’Imu sembra ormai essere una velleità da campagna elettorale e si lavorerà sul problema occupazionale, entro e non oltre, i rigidi regimi imposti dal nord Europa. Ma è davvero questa la politica di cui ha bisogno l’Italia? Ancora ragionierismo spicciolo sul bilancio dello stato o di una ventata nuova di investimenti che possano far balzare l’economia in avanti? Come si può immaginare una banda larga che aiuterebbe davvero le imprese senza fare uno sforamento sul bilancio? Perchè non si considerano, caso per caso, gli investimenti in Europa? A volte sembra quasi una formula matematica da dover adottare a ogni costo, in una mentalità miope, che non sa riconoscere uno spreco da un investimento importante per una nazione che potrebbe poi aiutare l’interno sistema economico del vecchio continente.
I conti in ordine inevitabilmente freneranno la crescita. E’ nelle dinamiche economiche, che solo il superamento del fiscal compact può davvero rompere la morsa della recessione. Sicuramente c’è una volontà di avviare operazioni di crescita, ma il problema da affrontare era l’emergenza non una cura sul lungo periodo.
“Torno a Roma più ottimista di quando sono partito – ha poi detto il premier – perché in tutte le capitali che ho visitato ho constatato come ci sia una consapevolezza che ci accomuna: i cittadini europei devono vedere l’Europa come strumento di soluzioni positive e non di cose negative”. Letta ha anche spiegato come ora abbia “una serie di idee” per fare in modo che il Consiglio europeo di giugno “dia segnali concreti soprattutto sul fronte della lotta alla disoccupazione giovanile”.
Si arriverà in tempo? Le speranze sono poche, anche perché Letta è “stretto” nella morsa Europea e “ricattatto” dal Pdl. Forse tutte quelle cure a lungo periodo ancora una volta saranno rimandate al prossimo esecutivo…