La prima è difficile a dimenticarsi. La prima volta si ha una grande paura di sbagliare, la prima volta non sai proprio dove mettere le mani. Eppure Valeria Golino e Riccardo Scamarcio non hanno avuto paura a raccontare la loro prima volta rispettivamente come regista e produttore di “Miele”. Entrambi venivano dall’esperienza produttiva del corto Armandino e il Madre, insolita storia d’amore ambientata tra gli stretti vicoli di Napoli il Museo d’arte contemporanea della città partenopea, ma un lungometraggio è un’impresa più ardua. Miele poi è di suo un film difficile, tratto dal romanzo Vi perdono (Einaudi, 2009) di Angela Del Fabbro, racconta il travaglio interiore di Irene (interpretata da Jasmine Trinca), una giovane donna che clandestinamente si mette al servizio di malati terminali alleviandone le sofferenze e accompagnandoli fino a decisioni estreme. Miele è quella morte dolce, quell’eutanasia che porta via la dolorosa esistenza di chi ormai vive solo per soffrire. Un film che parla di decadimento del fisico e della mente, della vecchiaia e della morte con quella lievità di accostarsi a tematiche forti. La grande forza di Miele è nel suo esplorare quel mondo non rimanendo in superficie e soprattutto senza giudicare, ma mettendo l’obiettivo laddove viene tolto… perché nella nostra società la vecchiaia e la malattia è qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi… qualcosa che non sta bene mostrare. Il film che sarà presentato al Festival di Cannes nella sezione fuori concorso Un certain regard, a un cast d’eccezione e oltre a Jasmine Trina può vantare Carlo Cecchi (morte di un matematico napoletano) , Libero De Rienzo (Santa Maradona), Vinicio Marchioni (Il Freddo di Romanzo Criminale) e Iaia Forte.