Jorge Bergoglio, non aveva molte scelte quando il 13 marzo 2013 è divenuto il 266 Vescovo di Roma. Poteva solo intraprendere una strada di rinnovamento e di “povertà”, (non a caso la scelta di Francesco) per cercare di affievolire il ricordo di macchie indelebili nel ministero ecclesiastico quali la pedofilia, lo Ior e un’amministrazione un po’ troppo “allegra” imperturbabile anche alla crisi economica che aveva investito gran parte dei paesi industrializzati del mondo. La sua rivoluzione l’ha mostrata subito con un linguaggio colloquiale, con l’inginocchiamento davanti ai carcerati e con le altre manifestazioni d’affetto che non ha mai lesinato ai suoi fedeli. Ma oggi dice no, alle suore femministe per “problemi dottrinali” e “disciplinari”. Ma chi sono le suore femministe?
Sono circa 1500 suore che risiedono in Maryland, negli Usa, e appartengono alla Leadership Conference of Women Religious. Alla base delle divergenze “dottrinali” vi è la liberalizzazione dell’aborto e l’accettazione dell’omosessualità. Papa Francesco nonostante porti la croce d’argento e professi un radicale cambiamento nella Chiesa, si è indignato al pari dei suoi predecessori e ha negato il riconoscimento di queste storie. Tutto cambia, ma nulla deve essere diverso! Ci ricorda qualche nostro politico?