Sembra incredibile che nel 2013 ancora non si sia fatta chiarezza su uno dei segreti di stato più contestati della storia della Repubblica italiana. Ora una hostess, ex dipendente dell’Itavia, racconta a Tgcom24 come è scampata al disastro di Ustica, il 27 giugno 1980. “Sentivo qualcosa che mi diceva di tornare a casa – testimonia a Top Secret, il programma-inchiesta a cura di Claudio Brachino – e così è stato, ho inventato una scusa, ho detto che stavo poco bene e non sono salita su quel volo. Quella bugia mi ha salvato la vita”. Poi, in un intervista al giornalista Giampiero Marrazzo, direttore responsabile del quotidiano Avanti spiega: “Ho pensato di far sentire la mia verità, perché per me è un peso importante”.
Ma la verità più agghiacciante è il racconto che la donna fa del giorno prima del disastro. Dalla sua memoria emergono dettagli veramente allarmanti. Il 26 giugno 1980, appena 24 ore prima che il Dc-9 fosse disintegrato, la hostess si trovava sul volo Bologna-Palermo e ricorda che la chiamò il primo ufficiale pilota per vedere quello che stavano sorvolando: “Guardai dal finestrino della cabina di pilotaggio e vidi una nave enorme, seppi poi, proprio dal pilota, che si trattava di una portaerei. Mi disse che poteva trattarsi di una portaerei americana, ma forse era solo una sua intuizione”. “Il pilota – prosegue la hostess – quasi scherzando, mi disse: meno male che ci siamo noi, piloti veterani, altrimenti ci silurano”. Un altro testimone, un pilota di un volo di linea Alitalia, il 2 aprile ha dichiarato di aver sorvolato i cieli di Ustica e di aver notato “pochi minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Palermo, una flottiglia di navi, una che sembrava una portaerei e almeno altre tre-quattro imbarcazioni”.
Se le tesi della hostess fossero confermate è chiaro che il disastro di Ustica avrebbe ora una lettura più chiara e si farebbe luce sui veri colpevoli della strage.