Storia del Kenya, ma dovremmo iniziare a pensare che la storia anche di un singolo villaggio è la storia mondiale e che una violazione fatta a un bambino/a in qualsiasi parte del mondo è un crimine che ci riguarda da vicino e dovremmo smettere di girare la testa e dire “ma lì succede sempre così!”
Spesso le storie della mutilazione femminile ci arrivano attraverso i numeri e non le facce. Ma quelle statistiche un volto lo hanno e come.
Il Guardian punta l’obiettivo su Kakenya Ntaiya, la quale a 12 anni siglò un patto con suo padre. Avrebbe accettato di partecipare al rito masai di passaggio all’età adulta da compiersi attraverso la circoncisione femminile solo se poi sarebbe stata libera di andare alla scuola superiore. La ragazza ha spiegato poi che una volta arrivata in America ha scoperto che il rito non è altro che una mutilazione genitale e che in Kenya quello che le è stato fatto è illegale.
Inoltre le organizzazioni umanitarie hanno anche puntato il dito sulla minore età delle vittime. Quindi un doppio crimine perpetrato ai danni delle donne con gravi ripercussioni sulla salute.
Ntaiya è quindi tornata nel suo villaggio natale per costruire anche grazie all’aiuto dei “vecchi” una scuola per ragazze la quale al momento ha salvato la vita e l’integrità sessuale di 125 giovani donne di etnia masai entrate nell’istituto sorto nel suo villaggio.