Venti anni fa Salvatore Colletta e Mariano Farina, 12 anni, si erano allontanati nel pomeriggio da casa a bordo del motorino di un amico per una partitella a calcio, ma da allora non si è più avuta alcuna notizia.
E’ stata chiesta a voce alta la riapertura delle indagini, di fronte a nuovi elementi che nel frattempo sarebbero maturati, ed adesso il loro desiderio ha trovato un ricontro.
La Procura della Repubblica ha accolto la richiesta dell’avv. Marco Lo Giudice e ha ordinato di riaprire l’indagine, che sarà coordinata dai p.m. Marzia Sabella e Francesca Mazzocco: la mamma, il padre, la sorella di Salvatore, nata dopo la tragedia, si sono battuti senza sosta in questi anni perchè vogliono arrivare alla verità.
Perchè in questa storia, si è detto, ed in particolare nell’atteggiamento di fronte alla tragedia dei familiari dell’altro ragazzino, c’è stato qualcosa che ancora oggi non li convince, e l’hanno affermato senza mezzi termini: hanno parlato di scarsa collaborazione nelle ricerche e li hanno, neanche troppo velatamente, accusati di aver voluto chiudere in fretta la vicenda.
Dopo qualche anno dalla scomparsa del loro figlio, la famiglia di Mariano Farina si è trasferita negli Stati Uniti ma la mamma di Salvatore, Carmela La Spina, continua a pensare che sapessero qualcosa su quanto accaduto e di cui non hanno mai voluto riferire agli inquirenti.
Una vicenda diffcile quindi da dipanare per gli inquirenti, considerati anche gli anni che sono trascorsi dal fatto, ma nuovi elementi emersi potrebbero essere il tassello che consente di arrivare alla verità.
All’epoca dei due ragazzini si perse ogni traccia e furono fatte le ipotesi più inquietanti e terribili: dal rapimento da parte di organizzazioni criminali internazionali dedite al traffico di organi sino ad una vendetta fredda consumata da esponenti di cosa nostra perchè i due ragazzini avrebbero visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere, o ancora per una serie di piccoli furtarelli nelle ville e sulla spiaggia, che erano accaduti nella zona balneare del “Celso”, dove i due amici erano soliti andare.
Allora in quella zona c’erano villini di mafiosi di peso che potrebbero essersi vendicati per l’intraprendenza di un gruppetto di ragazzini a cui attribuivano questi “sgarbi”.
La mamma di Salvatore ha sempre descritto il figlio come un ragazzino sin troppo buono, particolarmente influenzabile dalla forte personalità dell’ amico, che, anche se più piccolo, era molto più sveglio e deciso..
Allora, mostrando l’identikit che Polizia aveva elaborato e che ricostruiva il volto probabile del ragazzo a distanza di venti anni, mamma Carmela continuava a ripetere che, sin quando non avrebbe avuto la prova che il figlio era morto, lo avrebbe continuato a pensare vivo da qualche parte; va anche detto che le decine di segnalazioni che in questi anni sono arrivate si sono sinora rivelate poco credibili.
Le ricerce durarono allora per un periodo lunghissimo con foto esposte in centinaia di locali pubblici e con appelli dei genitori in trasmissioni televisive, ma senza nessun esito.
Ora, dopo più di venti anni, spunta un testimone che riapre un caso considerato ormai irrisolto: un uomo sostiene che i due ragazzi sono stati prima uccisi e poi murati.