Unione civile sì, matrimonio gay no! Questa sembra essere l’ultima novità che viene dall’Argentina che smentisce in pieno l’idea di Jorge Mario Bergoglio omofobo e contrario ad ogni apertura verso gli omosessuali.
Il New York Times scrive: “In una situazione come quella dell’Argentina del 2010, in cui l’approvazione del matrimonio gay era ormai scontata, Papa Francesco ha cercato una sorta di compromesso fra i valori teorici della religione e le esigenze pratiche del popolo”.
Ma anche altre fonti affermano l’impegno di Bergoglio nei confronti di un riconoscimento delle coppie gay. Marcelo Marquez, sostenitore dei diritti dei gay, racconta di aver scritto una lettera a Bergoglio ancor prima della sua proclamazione a pontefice, avvenuta lo scorso 13 marzo, per parlargli dei problemi che vivevano ogni giorno gli omosessuali. La risposta del cardinale fu immediata: dopo un’ora gli telefonò dicendogli che credeva che i diritti degli omosessuali dovessero essere riconosciuti attraverso le unioni civili ma non con il matrimonio religioso.
Papa Francesco si piegherebbe quindi a un compromesso mantenendo l’integrità della dottrina, ma consentendo allo stato di mettere in atto il riconoscimento che fino a oggi manca per cui i gay possano avere alcuni diritti sociali riconosciuti tra cui la pensione del congiunto una volta che egli è deceduto insieme all’eredità.
Ma sempre dall’Argentina avviene la smentita. Miguel Woites, amico di papa Francesco e direttore dell’Agenzia di informazione cattolica dell’Argentina (Acia), ha contestato la notizia riportata dal New York Times. «Non è vero. È un errore completo», ha dichiarato. Ma la colpa, secondo il giornalista, sarebbe proprio della fonte: il biografo di Bergoglio, Sergio Rubini, che «non ha mai detto chi gli disse quelle cose e quando gli furono rivelate». Non è corretto, ha continuato il Woites, «scrivere una cosa del genere senza una sola prova».
La prova vi è invece per provare l’essatto contrario. Quanto in argentina si discuteva del matrimonio ai gay, l’allora cardinale chiese alle suore carmelitane di Buenos Aires di pregare perché «è in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori». Bergoglio parlò addirittura dell’«invidia del Demonio» che «cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra». E, sottolineando la confusione presente, concluse: «Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge, ma è una mossa del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio», confondendo «perfino persone di buona volontà».
lusunyuanfen
/ marzo 25, 2013L’ha ribloggato su Lusun 廬山.