99 anni fa moriva Mercalli, il padre della scala sismica!

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Da Impercettibile – Avvertita solo dagli strumenti sismici, ad Apocalittica – Distruzione di ogni manufatto, pochi superstiti, sconvolgimento del suolo, maremoto distruttivo, fuoriuscita di lava dal terreno: sono i due estremi della scala Mercalli, la classificazione sismica che valuta l’intensità di un terremoto studiandone gli effetti su persone e cose. A idearla è stato Giuseppe Mercalli, scienziato e prete italiano, nato a Milano il 21 maggio 1850 e morto a Napoli il 19 marzo 1914, esattamentenovantanove anni fa.

A ventun anni, conclusi gli studi superiori, Mercalli fu ordinato sacerdote il giorno di Natale del 1871. Frequentò il corso di laurea in Scienze naturali presso il Politecnico di Milano, iniziando da subito ad approfondire per proprio conto tematiche di carattere scientifico: allievo dell’abate Antonio Stoppani, nel 1876 pubblicò il suo primo lavoro, riguardante i terreni glaciali del comasco. La passione per la vulcanologia arrivò quando il suo maestro gli assegnò la redazione della sezione sismica dell’opera La geologia d’Italia.

Già da studente, Mercalli si rivelò presto in grado di combinare gli studi teorici con il lavoro sul campo: in occasione del terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883 navigò verso l’Isola d’Ischia per studiare in situ la fenomenologia del sisma. L’anno seguente organizzò un’altra missione scientifica per indagare gli effetti del terremoto dell’Andalusia, portando contemporaneamente avanti gli studi. Dopo aver conseguito il diploma, iniziò immediatamente a insegnare, prima presso gli istituti religiosi e poi, dal 1888, nei licei statali.

Il suo interesse per la sismologia crebbe e si affinò grazie al trasferimento, nel 1892, al Liceo Vittorio Emanuele di Napoli e culminò nel 1911, quando vinse il concorso per diventare direttore dell’ Istituto Vesuviano. La motivazione della commissione che lo scelse ne evidenzia il grande talento scientifico: “Il Mercalli ha tale e tanta messe di osservazioni da lui raccolte col massimo scrupolo di sincerità, sia nel campo vulcanologico che in quello sismologico, ed è così mirabile la sua attività e costanza nel seguire tutte le manifestazioni dei vulcani italiani e in particolare del Vesuvio, attività che è anche prova di una instancabilità fisica veramente giovanile, che Egli è a buon diritto riconosciuto dai più autorevoli vulcanologi italiani e stranieri come il conoscitore più accreditato del vulcano al cui studio deve provvedere questo concorso; e sotto ogni riguardo è di gran lunga superiore a tutti gli altri concorrenti”.

Durante i suoi anni all’Istituto, Mercalli continuò a viaggiare in tutta Italia, inseguendo e studiando i fenomeni sismici. Fu in questo periodo che ideò e perfezionò la famosa scala che porta il suo nome, ampliando la classificazione fino ad allora in uso (la cosiddetta scala Rossi-Forel, di gran lunga più semplice). Quando la espose alla comunità scientifica, Mercalli non mancò di evidenziarne i limiti, sottolineandone al contempo l’estrema praticità. La scala Mercalli classifica con un numero romano dodici livelli di intensità per gli eventi sismici, in base ai danni che questo provoca su esseri umani e strutture artificiali. Da non confondere con la magnitudo del terremoto, che invece misura l’ energia meccanica sprigionata dal sisma ed è utilizzata invece dalla più recente scala Richter.

La differenza è notevole: un terremoto di alta magnitudo può essere classificato di bassa intensità sulla scala Mercalli se avviene in regioni poco popolate, perché non provoca danni; e, viceversa, eventi anche abbastanza deboli che si verificano in centri altamente urbanizzati potrebbero essere catalogati come catastrofici se causano danni ingenti a persone e cose.

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