“Abbiamo cercato fino all’ultimo riconoscimento reciproco. Non è stato possibile. Abbiamo fatto quel che volevamo e dovevamo fare”. Ma rassicura le forze politiche: “Le istituzioni non c’entrano nulla con il governo. Tranquilli tutti, Movimento 5 Stelle, Berlusconi, Monti: ieri le istituzioni hanno preso una boccata d’aria fresca, tra Paese e istituzioni ora c’è più amicizia”.
Tra le tappe del percorso politico che si apre ora – “difficilissimo”, rileva – il segretario Pd ne individua una che segna un impegno preciso: “Entro luglio una legge sul finanziamento ai partiti: servono solo piccole contribuzioni dei cittadini volontari”, ma “non sono disposto a riunciare al concetto di finanziamento alla politica”, sostiene il segretario del Pd. E annuncia: “Fino a quando non si fa questa norma sono disposto a sospendere l’erogazione dei rimborsi elettoriali”. Ma alle critiche sulle spese per il mantenimento della macchina del partito – e in primis gli stipendi ai suoi funzionari – Bersani alza le difese: “Il Pd è un partito nazionale, abbiamo attività ovunque. Senza soldi non si fa nulla, e vale per tutti”, e con un riferimento esplicito a Beppe Grillo: “Anche per montare un palco ci vogliono soldi”.
Il passaggio per la formazione del governo rimane stretto, riconosce il segretario Pd: “In questo momento non ci sono condizioni per accordi politici preventivi”.
La proposta di Bersani “non sarà in nome dell’ambizione o di una larga intesa, ma di una responsabilità”. “Ho sempre detto che cercherò una corresponsabilità fino all’ultimo, se non ci sarà ci caricheremo della nostra responsabilità: il cambiamento”. E ribadisce la richiesta alle forze politiche di un appoggio su punti percepiti come prioritari dal Paese: moralità e crescita.
Che la nomina dei due presidenti del Parlamento sia scaturita grazie al “sacrificio” dei maggiorenti del Pd Bersani non lo nega ma lo rivendica come un patrimonio di pratica politica proprio del partito: “Siamo di una generazione capace di queste scelte, di non metterci davanti: Finocchiaro, Franceschini, io ed altri”. E sulla scorta dell’entusiasmo suscitato ieri dal discorso di Laura Boldrini al momento dell’insediamento, dopo che fra i commentatori è uscita l’ipotesi di sue future candidature a incarichi di governo, Bersani ha spiegato: “Mi ha molto colpito la sua reazione quando le abbiamo fatto la proposta: grande umiltà. E’ una persona che capisce il peso degli incarichi”. E con una battuta svela che i nomi di Boldrini e Grasso sarebbero stati spesi comunque nel suo eventuale governo: “Ho buttato via due ministri”.
Il percorso, ora, si fa difficoltoso. Da martedì e mercoledì “il Quirinale prende in mano la situazione, mi affido al Capo dello Stato che ha un compito difficilissimo”. Così Pier Luigi Bersani intervenuto alla trasmissione di Latella su Sky. “E’ una strada molto stretta, ma altre strade si rivelerebbero anche più strette. Tutte le soluzioni che prevedessero una compartecipazione delle forze dovrebbero essere larghissime e unanime”, dice il segretario del Pd.