Giornata intensa per il segretario del Pd Bersani. Non solo l’incontro con Monti durante il quale è stato “esaminato il modo per l’Italia di orientare le politiche dell’Ue in favore di una maggiore attenzione alla crescita, all’occupazione e alla dimensione sociale della crisi, tenendo conto delle specificità nazionali” e in cui sono state discusse le priorità che obbligatoriamente saranno al centro del Programma Nazionale di Riforme, da presentarsi entro aprile, ma ancora attacchi alle persone che, probabilmente, percepisce come minacce al suo desiderio di governo. Agli insulti di Grillo ha deciso di non replicare essendo altre le sua priorità. il bene del Paese ed il desiderio di presentare proposte realizzabili, dando “risposte serie e non incappucciate davanti al Paese” aggiungendo una sfida: “Dimmi cosa vuoi fare. Dimmi qualcosa di serio che si possa capire e che valga anche domani mattina, per il nostro Paese”. Per quanto riguarda Renzi, l’ha definito “allergico agli orgasmi” aggiungendo che “alla direzione del Pd abbiamo discusso otto ore e mezza e non è stata una passerella. Ma è talmente giovane che sono cose che si superano, ci si può anche abituare”.
In tutto questo ancora non si è sentito parlare di fatti concreti, di possibili azioni da intraprendere. Dal canto suo il sindaco fiorentino ha già espresso le sue motivazioni, e le sue frustrazioni, quando ha lasciato la Direzione senza prendere la parola: “Onestamente, quello che dovevo dire l’avevo detto. Sostengo il tentativo di Bersani: posso pure impararlo a memoria e dirlo in cinese… Ma oltre questo, che devo fare? Tra me e lui le differenze ci sono: dovevo intervenire per esasperarle?” Per poi, rientrando nella sua città, aggiungere: “Ma come sono giorni che insisto a dire che se avessimo cavalcato noi l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti avremmo spuntato qualche unghia a Grillo, e Bersani che fa? Nemmeno ne parla nella relazione introduttiva… Qua si rischia di andare avanti come prima. Ma come prima non va bene affatto.”
E per questo motivo si è allontanato, per non ritrovarsi invischiato in una “casta” che non rinuncia ai benefici, con un atto che è possibile leggere come dissociazione da una realtà immutabile che non impara neanche dalla sua sconfitta. A Bersani interessa solo arrivare primo?
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