La pm Fiorello è convinta che MARONI MENTI’ IN AULA. Quando l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni «andò in Parlamento a dire che la polizia aveva affidato» a Nicole Minetti la minorenne Ruby «secondo le mie disposizioni» riferì «cose non vere». Lo ha detto oggi in aula il pm minorile Annamaria Fiorillo sentita come testimone al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, parlando del procedimento aperto nei suoi confronti davanti al Csm. «È stato un attacco alla mia onorabilità – ha spiegato il pm – perchè in una situazione simile nessun magistrato avrebbe preso una decisione diversa dalla mia», cioè la comunità.
Per il pm minorile Annamaria Fiorillo, sentita come testimone al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, il commissario di polizia Giorgia Iafrate, alla quale aveva dato indicazioni di affidare la minore a una comunità, fu «una telefonata indimenticabile perchè non è mai successo che dall’altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi». Lo ha detto in Aula lo stesso pm nella sua ricostruzione di quanto accadde nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 quando Ruby venne portata in Questura.
Il pm ha spiegato in aula che dopo la mezzanotte di quella sera ricevette la terza telefonata e questa volta parlò con il commissario Iafrate, la quale le disse che «non c’erano posti in comunità e che si era presentata una consigliera ministeriale, tale Minetti, e che si era offerta di prendere in affido la minore». Il magistrato ha riferito ai giudici di aver risposto al commissario di Polizia che quella di consigliera ministeriale era «una carica che non conosco e avevo anche chiesto a che titolo quella persona si era offerta di prendere in affido la ragazza».
Il pm Fiorillo ha quindi proseguito spiegando al collegio che la poliziotta al telefono le aveva poi spiegato che Nicole Minetti aveva fatto sapere «che era stata incaricata perchè si trattava della nipote di Mubarak. Rimasi incredula – ha proseguito il pm minorile – feci alcuni commenti e osservai ‘se mi avete detto che è marocchina, tutt’al più è figlia del re del Marocco».
Durante la sua deposizione il pubblico ministero dei minori ha spiegato che Giorgia Iafrate «faceva fatica ad ascoltarmi, parlava come se fosse un monologo e io avevo difficoltà ad inserirmi nel suo discorso. Sembrava che il suo fine fosse, come poi si è rivelato, affidare la ragazza» alla persona che si era presentata in Questura. «Ebbi con lei – ha continuato ancora Annamaria Fiorillo riferendosi al commissario di polizia – un tono deciso perchè la minorenne si trovava in una situazione di difficoltà. E le dissi che se non intendeva comprendere se ne sarebbe assunta ogni responsabilità. Fu una telefonata indimenticabile. Non mi è mai successo che dall’altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi».
I giudici del tribunale di Milano, dopo aver respinto la richiesta di prove aggiuntive avanzate dalla difesa di Silvio Berlusconi, hanno chiuso l’istruttoria dibattimentale del processo Ruby. Per le 14, salvo imprevisti, dovrebbe cominciare la requisitoria.