La prima esigenza delle case africane è quella di mantenere il fresco, di dare una sensazione di sollievo dal caldo torrido. Prima che “l’uomo occidentale” costruisse anche in africa grattacieli svettanti (in cui è possibile vivere solo con l’aria condizionata e consumando così energia elettrica e surriscaldando la terra con le emissioni da essa prodotte), l’Africa, affidandosi alla tradizione e all’esperienza atavica, si costruiva delle case “naturalmente refrigerate”.
La terra cruda è un materiale straordinario. Costituisce uno dei primi e più diffusi materiali da costruzione nella storia dell’umanità eppure è di certo destinato ad essere utilizzato nel futuro. Rappresenta una valida alternativa al cemento senza procurare emissioni di carbonio nell’atmosfera e può essere utilizzato, dovutamente “aggiustato”, praticamente a qualsiasi latitudine, con fogge, stili e risultati caratterizzati dalla più strabiliante varietà. La terra è di gran lunga il materiale da costruzione maggiormente utilizzato nel continente africano. Il gruppo etnico dei Musgum, nell’estremo Nord del Camerun, ad esempio, costruisce le caratteristiche case ad obice con il fango compresso ed essiccato allo spietato sole dell’Africa. Con le loro curve sagomate con le mani, queste abitazioni dalla forma fortemente evocativa imitano strutture organiche simili a conchiglie, ma un’osservazione attenta rivela dettagli davvero sorprendenti. Ogni scelta formale è qui giustificata da ragioni di natura fisica. I muri di queste case sono molto più spessi alla base che in cima per migliorarne la stabilità (stesso principio utilizzato per la costruzione del Pantheon di Roma), conferendogli la forma allungata. Inoltre la loro superficie esterna presenta dei gradoni che potrebbero essere scambiati per semplici decorazioni, ma in realtà servono per due motivi: raggiungere la cima dell’edificio durante la sua manutenzione e canalizzare le acque piovane. La forma di queste case, oltre a richiamare la forma di un proiettile, è molto simile all’arco catenario, la forma ideale in geometria per sopportare il maggior carico col minimo materiale, tra l’altro questa forma riduce l’effetto della compressione dato dall’impatto delle gocce d’acqua sui muri, che durante la stagione delle piogge può essere anche piuttosto violento.
Inoltre la straordinaria altezza di queste case (raggiungono i nove metri!) consente di mantenerle fresche nei giorni estivi. La sommità è occupata da un’apertura rotonda, che permette all’aria di circolare contribuendo alla sensazione di fresco.
Oggi queste case sono diventate in qualche modo obsolete, infatti solo una piccola minoranza ancora le costruisce, tramandandosi tecniche e saperi da generazione in generazione. Purtroppo molti africani, non potendosi neppure permettere una casa, sono costretti a vivere in baraccopoli con i tetti di lamiera che s’infuocano nelle ore più calde del giorno rendendo inabitabile per molte ore l’abitazione… In queste case non ci vivono i derelitti o le frange più povere della popolazione come spesso si crede, ma ci vivono anche persone del ceto medio: impiegati, commessi, il personale di alberghi, etc… Persone che non vivendo nel lusso non possono permettersi un’abitazione nei grattacieli refrigerati dall’aria condizionata e non hanno più nè la cultura, nè la possibilità di recuperare i metodi classici di costruzione che rispettavano l’ambiente e che permettevano condizioni di vita migliori.