Furto in Costa Azzurra: rubati a Cannes 40 mln di gioielli

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Era il 17 maggio scorso quando “Arsenio Lupin” mise a segno un colpo da 1 mln di euro proprio a Cannes rubando i gioielli destinati alle star. Oggi, a distanza di pochi mesi un nuovo colpo, sempre a Cannes e stavolta il valore della rapina a mano armata messa a segno al  Carlton hotel  è di circa 40 milioni di euro. Il ladro, secondo le prime indiscrezioni, si sarebbe impossessato di una custodia con i preziosi che erano esposti ad una mostra allestita nell’albergo.

Incidente ferroviario in Connecticut: una sessantina i feriti

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Bilancio di una sessantina di feriti, cinque dei quali in modo grave, per un incidente ferroviario avvenuto in Connecticut, vicino alla cittadina di Bridgeport, ad un centinaio di chilometri da New York, intorno alle 18 ora locale (mezzanotte in Italia). La portavoce della Metro-North, che serve la zona nord della Grande Mela, spiega l’accaduto che ha coinvolto un treno diretto a New York e uno con destinazione New Haven: “Il treno che viaggiava verso est è deragliato ed è entrato in collisione con quello che andava verso ovest”. Non si hanno ancora informazioni circa le cause ma, secondo il governatore Malloy, non c’è alcuna ragione di credere “che non si sia trattato di un incidente”. Sospesi intanto, probabilmente dino a lunedi, i collegamenti Amtrak tra New York e Boston. Stando a quanto riferisce il New York Post, l’incidente avrebbe avuto luogo in un tratto interessato da lavori di manutenzione dove, dei quattro binari presenti, solo due sono agibili.

A Cannes, durante il Festival, si spara!

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Alcune detonazioni udite nei pressi del palco allestito sulla spiaggia di Martinez, a Cannes, dall’emittente televisiva francese Canal+, hanno interrotto la diretta del festival e costretto ad evacuare la zona. Secondo quanto riferisce Le Figaro,  a sparare sarebbe stato un uomo, già arrestato, che avrebbe utilizzato una pistola da giudice di gara. La trasmissione “Grand Journal”, che in quel momento stava andando in onda, ha subito un’interruzione di alcuni minuti mentre alcune persone, presso al palco, si sono date alla fuga.d i colpi erano a salve. Stando ad un testimone, fotografo dell’agenzia Afp, si tratterebbe di due spari dopo i quali l’uomo è stato fermato dalla polizia che, dopo averlo cinturato, avrebbero gridato “granata”. Dopo una simile affermazione, il panico.

E’ morto l’ultimo dei dittatori ancora in vita: l’argentino Jeorge Videla

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E’ morto a 87 anni l’ex dittatore argentino Jorge Videla, incarcerato in una prigione  nei pressi di Buenos Aires dopo la condanna, arrivata nel 2010, a due ergastoli per la sanguinosa e sistematica repressione dei dissidenti argentini durante la sua presidenza, negli anni compresi tra il 1976 ed il 1981. La morte dell’ex generale dell’esercito, che era stato a capo della giunta militare argentina dopo aver preso il potere con un golpe ai danni di Isabel Peron, seconda moglie del presidente, è stata confermata dal direttore del Servicio Penitenciario Federal, Vìctor Hortel. Il decesso è avvenuto per cause naturali nel centro penitenziario Marco Paz ed  i media locali hanno dato la notizia con titoli del tenore “E’ deceduto Videla, responsabile del genocidio”. Al suo nome è infatti riconducibile il periodo più oscuro della storia argentina: la vicenda dei “desaparecidos” e la tragedia della scomparsa dei neonati. A tutt’ora las abuelas (le nonne) de Plaza de Mayo chiedono di sapere che fine hanno fatto i loro nipoti, nati durante la prigionia delle loro figlie o nuore. Jorge Rafael Videla “Era l’ultimo dei dittatori ancora in vita ed era stato il leader della giunta militare responsabile del golpe, il 24 marzo del 1976, contro Isabel Peron, la vedova di Juan Domingo Peron”, ricorda un quotidiano locale. Mente della dittatura, violò sistematicamente i diritti umani e tra i suoi crimini si ricordano l’assassinio e la tortura di 30.000 persone. Sempre sotto il suo governo ci furono anche i forti contrasti con il Cile, che per poco non sfociarono in guerra.

L’insediamento della giunta da lui guidata portò alla sospensione delle libertà civili e sindacali e all’arresto, tortura, omicidio di persone sospettate di appartenere a organizzazioni studentesche, sindacali, politiche o che si ritenesse potessero svolgere una qualsiasi attività che interferisse con la politica della dittatura militare. Furono gli anni delle falcon verdi e dei centri di detenzione clandestina dove si perpetuavano abusi, violenze e torture. Furono gli anni in cui il Rio de la Plata si riempì di corpi, sedati e legati, lanciati dal cielo durante i famigerati voli della morte. Videla fu poi deposto il 29 marzo 1981 da un nuovo colpo di Stato capeggiato dal generale Viola, che si autonominò presidente a vita e proseguì la strategia basata sul terrore: durante il suo regime avvenne l’ultima strage perpetrata dal capitano Alfredo Astiz in cui trovarono la morte circa 5.000 prigionieri detenuti in un campo di prigionia. Viola a sua volta fu deposto, il 22 dicembre dello stesso anno, dal generale Galtieri che diede le dimissioni il 18 giugno 1982 a seguito della sconfitta nella Guerra de las Malvinas (guerra delle Falkland), non prima di aver represso, nel frattempo, 5 manifestazioni e di aver condannato a morte altre 9.000 persone.

Jorge Rafael Videla venne processato solo a dittatura terminata, nel 1985, per le responsabilità in merito alla scomparsa di circa 30.000 oppositori e nello stesso anno fu condannato all’ergastolo. Ma nel 1990, sotto pressione dei militari, fu liberato con il decreto 2741/90 concesso dall’allora ministro Menem. Venne poi nuovamente processato e, il 22 dicembre 2010, fu dichiarata la condanna all’ergastolo in un carcere non militare per la morte di 31 detenuti.

TrackingPoint: dagli Usa la novità per “uccidere a colpo sicuro”

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Nonostante il dibattito sul controllo delle armi negli Stati Uniti si faccia ogni giorno più teso, ora arriva sul mercato anche un fucile da caccia intelligente, il TrackingPoint Rifle: costa 22mila dollari, ha un’antenna Wi-Fi, sensori ambientali, una bussola, mirino laser e ottica digitale che proietta un’immagine a colori. Un’arma che, secondo il suo ideatore Jason Schauble, non ha nulla di sbagliato: “E’ pensato per i giovani, ci sono smarphone, smartTv, perché non pensare a fucili intelligenti che postano video su Facebook?”. Questo significa che ora il social network si riempirà di “omicidi in diretta” dal punto di vista dell’assassino? E’ comprensibile il parere di Cheris Frandsen, un veterano del Vietnam, che teme che una simile tecnologia non possa far altro che incentivare terroristi e persone con disagio psichico che potrebbero entrare in possesso di quest’arma. E non bastano le rassicurazioni del calibro “Vendiamo direttamente i nostri prodotti, io conosco ad uno ad uno i miei consumatori”: la lista d’attesa è già lunga e altri produttori di armi hanno manifestato interesse per questa nuova tecnologia che, soprattutto se proposta sul mercato ad un prezzo inferiore, rischia di finire nelle mani sbagliate. Uno sparo. Un morto. Il TrackingPoint lo promette, e non c’è certo di che andarne fieri.

La croisette si trasforma in set? Furto di gioielli al Festival di Cannes!

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Non è un film ma la stessa realtà che supera ogni finzione: a Cannes c’è stato un furto dal profumo di colossal hollywoodiano: rubati gioielli per un milione di dollari nella notte tra giovedì e venerdì. La polizia di Nizza ha reso noto che il colpo è avvenuto all’hotel che ospita il delegato della maison Chopard nella cui stanza si sarebbero introdotti i ladri per sottrarre la valigetta che conteneva i bijoux che avrebbero indossato le dive al momento della sfilata sul red carpet. Il furto lascia meravigliati considerato anche i livelli di sicurezza presenti in questi giorni, un colpo che non può lasciare indifferente neanche un regista come Steven Soderbergh, anche’egli presente a Cannes con il suo ultimo film, già autore della fortunata serie di Danny Ocean.

Una camicia, due “stili”: la pubblicità sessista che infiamma gli animi in Svezia

pubblicità sessiste

Ancora accuse di sessimo per la catena di abbigliamento Usa American Apparel, che si vanta di nutrire particolare attenzione per i diritti dei lavoratori e per la sostenibilità sociale e ambientale della sua produzione ma sembra destinata ogni volta a naufragare quando si parla di pubblicità, dove appaiono sempre ragazze poco coperte mentre, per quel che riguarda il settore maschile, i modelli sono sempre perfettamente abbigliati. Dopo i recenti attacchi partiti dalla Gran Bretagna, ora è una giovane blogger svedese ad accendere la miccia. La 24enne Emelie Eriksson, confrontando i due diversi usi di una stessa camicia a quadri, una di quelle care ai boscaioli americani, ha notato che, mentre un giovane con la barbetta chiara la indossa educatamente, una ragazza bionda la porta aperta sul seno nudo e accompagnata esclusivamente dagli slip. Ancora una volta, insomma, “un’immagine degradante della donna” da parte dell’azienda americana. Ma basta scorrere il sito della catena con sede a Los Angeles e di proprietà di Dov Charney per vedere quanto sia “affezionata” a questa mentalità: una pubblicità di leggings da discoteca è interpretata da  ragazze a seno nudo  e che assumono pose provocanti.  Dopo la segnalazione, il blog della ragazza è stato letto da centomila persone e le associazioni dei consumatori svedesi hanno chiesto l’intervento delle autorità che dovrebbero vigilare sulla pubblicità che però hanno negato la possibilità di oscurare il sito per ragioni pratiche e legali. Ma non c’è da augurarsi che il cattivo gusto lasci le prossime campagne, dato che lo stesso Charney ha affermato che il sesso è un elemento che rientra nelle caratteristiche del prodotto. Ancora una volta un becero maschilismo fa capolino e non è possibile contrastarlo, visto che i ripetuti attacchi non portano ad alcun cambio di rotta. L’importante è che se ne parli? Anche se è offensivo per l’intera società? 

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